Qualcosa era fuori posto: in disordine. Non di quel disordine che caratterizzava le mie case, gli uffici, o i luoghi in cui avevo per qualche tempo vissuto.
No.
Questo era un disordine diverso, una sensazione, una consapevolezza di non essere nel momento, nel luogo o con le persone giuste. Mi sentivo…come quando ci si dimentica di lavarsi i denti al mattino: ero decentrata, fuori contesto, mi sentivo scomoda. Il disordine però era interiore, non esteriore, e non sapevo perché’.
Quella sera ci sarebbe stata la prima dello spettacolo: una commedia su cui avevamo lavorato per mesi. Uscii di casa pronta ad affrontare pubblico e verdetto. La protagonista, me medesima, era una donna sui quarantacinque, single ed in carriera con varie disavventure amorose.
Lo spettacolo fu un successo: sembrava che il personaggio mi calzasse perfettamente, eppure quella sensazione…
Terminati gli applausi però lo vidi: il punto.
Avevo recitato decine e decine di ruoli diversi in passato, ma questo personaggio… mi assomigliava, troppo, e mi stava scomodo, stretto.
Riscoprirmi attraverso occhi di altri mi aveva messo a nudo: fu al contempo una riscoperta ed una visione.
Tornando a casa, colsi quella sensazione e la rielaborai.
Lentamente ripresi a plasmare colei che avrei voluto più caldamente come me stessa.
Tornando a casa, colsi quella sensazione e la rielaborai.
Lentamente ripresi a plasmare colei che avrei voluto più caldamente come me stessa.
Parole gentilmente suggerite da Claudia Capocotta.
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